Liberiamo le migliori energie d’Europa

,

Nel 2024 i ventisette Paesi membri dell’Unione Europea saranno chiamati a scegliere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo, l’istituzione comunitaria più democratica che assieme al Consiglio esercita la funzione legislativa e di bilancio. 

Le famiglie politiche protagoniste delle principali dinamiche parlamentari sono due: quella dei popolari e quella dei socialisti democratici, grandi gruppi che collaborano nonostante le profonde distanze valoriali e culturali. Le politiche finora realizzate dimostrano di essere figlie di compromessi continui, litigi ideologici, visioni distinte la cui incoerenza rappresenta un vulnus che da troppo tempo l’Unione Europea si trova a dover curare.

Nelle precedenti elezioni le scelte dei cittadini europei non hanno reso possibile un’evoluzione identitaria dell’Europa ma come scrisse Giuseppe Prezzolini nel Manifesto dei conservatori “Il Vero Conservatore è persuaso di essere se non l’uomo di domani, certamente l’uomo del dopodomani”: prepariamoci, pertanto, a diventare protagonisti della Storia.

Diventa cruciale immaginarsi lo scenario successivo alle elezioni europee di giugno 2024, un incontro elettorale che potrà cambiare definitivamente la rotta europea finora percorsa. L’alleanza tra il PPE (Partito Popolare Europeo) e l’ECR (Conservatori e Riformisti Europei) è, quindi, il prodotto di una strategia lungimirante, capace di unire cugini politici da tempo tenuti lontani; un sodalizio teso a costruire l’Europa dei popoli, un’organizzazione internazionale idonea a superare le diversità nazionali per sprigionare le sue migliori energie. Un’alleanza che si occuperebbe di materie importanti come la difesa comune, la sovranità energetica, la lotta all’illegalità, il controllo delle migrazioni e il contrasto alle derive illiberali della woke culture.

Si darebbe vita ad un’Europa in cui è l’economia a servire le persone, un’economia che non si basi più su statistiche o dati ma che sappia valorizzare le competenze e i talenti dei singoli Paesi membri. Un’Europa, dunque, in cui gli europei possano finalmente constatare di vivere in libertà, sicurezza e pluralismo senza dover temere atteggiamenti liberticidi. La svolta a destra dell’Europa, indubbiamente, riuscirebbe soltanto se il gruppo politico I&D (Identità e Democrazia), portavoce del pensiero identitario-sovranista, sposasse il partenariato liberalconservatore per comporre un’unica ampia maggioranza parlamentare, libera di governare senza eccessive difficoltà tecniche.

Viene, così, da domandarsi: esistono le fondamenta su cui poter costruire questa grande Europa? La risposta è affermativa e sono i dati a dimostrarlo. Innanzitutto, Popolari e Conservatori hanno votato compattamente sulle sanzioni contro la Russia e sulle politiche di transizione energetica, critici all’ideologia green e favorevoli ad approcci pragmatici. Sul fronte dei diritti civili, invece, concordano nel condannare le discriminazioni ma si impegnano a tutelare i valori tradizionali, ora più che mai osteggiati dalle sinistre. Si possono, poi, considerare gli equilibri istituzionali di alcuni Stati che dimostrano come quest’alleanza non solo sia possibile ma anche proficua. Si pensi a Paesi come la Svezia dove i Democratici Svedesi, componenti dell’ECR, governano assieme ai Moderati del PPE o alla Repubblica Ceca, amministrata dal Partito Civico Democratico e dall’Unione Cristiano Democratica. 

A livello nazionale le scelte di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega dovranno essere impeccabili, riusciranno a portare alla vittoria solo se orientate verso la creazione di una grande coalizione di centrodestra, un’ampia famiglia europea che sappia unire conservatori, popolari e liberali. Si tratta sì di una sfida ardua ma certamente ricca di potenziale, una sfida che potrebbe dare voce alle aspirazioni di quella che è la maggioranza degli Italiani. La stessa riconferma della Premier Giorgia Meloni come Presidente dell’ECR è una grande notizia, essa indica che le considerazioni ora fatte dipingono una realtà concreta, testimoniata anche dal fruttuoso incontro istituzionale tenutosi con il leader dei Popolari Manfred Weber. 

Il think tank conservatore “Heritage Foundation” ha espresso grande entusiasmo per l’iniziativa di costruire un asse liberalconservatore in Europa sostenendo che quest’ultimo “rafforzerebbe l’opposizione agli eccessi dei poteri e della burocrazia dell’UE, rafforzando gli impegni per la famiglia, la libertà religiosa e altri valori tradizionali europei […]; un partenariato che potrebbe rafforzare le relazioni transatlantiche” soprattutto in vista delle vicine elezioni presidenziali. L’Unione Europea sembra, così, pronta a liberarsi dalle miopi ideologie socialiste, radicali e massimaliste. Ci resta che osservare quanto accadrà fino al giugno del 2024: l’immensa sfida che ci prepariamo a combattere riecheggia quanto disse il grande Sir Winston Churchill “Fino a quel momento non avevamo mai vinto, da quel momento non perdemmo più”. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *