Location “di pregio” con prezzi variabili fra 372 mila e 477 mila euro in una zona prestigiosa di Milano, quella “Monumentale”. Ma mica il quartiere, proprio il cimitero. Il 27 giugno scorso il Comune ha annunciato che procederà alla gara per assegnare tre “monumenti funerari” nel noto camposanto del centro città. Palazzo Marino intende incassare circa 1 milione e 200 mila euro. L’asta per le tre “edicole” si svolgerà il prossimo 24 settembre, gli assegnatari potranno godere delle tombe per 99 anni.
Un “privilegio” costoso, in linea con i prezzi alle stelle degli immobili meneghini. A voler sintetizzare in un titolo, potremmo dire che abitare sotto la Madonnina costa salato anche da morti. Una battuta – che può suonare tanto macabra quanto vera – che può essere utile a riflettere su uno dei temi irrisolti della città: la questione abitativa, che spesso viene declinata come “emergenza” senza che però emergano ricette convincenti per affrontarla.
E mentre a Roma si cerca un modo per superare il nodo che da mesi tiene in scacco lo sviluppo urbanistico, nel capoluogo lombardo tiene banco la dichiarazione d’amore per le occupazioni abusive del patrimonio pubblico proferita da una neodeputata europea. Affermazioni così tanto sopra le righe da suscitare critiche non solo a destra, ma (sia pure a mezza voce) persino anche in alcuni ambienti della sinistra.
Il patrimonio ERP è parte della storia di Milano, ricchezza e fragilità allo stesso tempo. Spesso al centro di aspre contese politiche, non sempre potate avanti nel modo migliore. A iniziare da certe ricorrenti inesattezze sul numero degli immobili liberi e non assegnati. Quelli cioè che stanno alla base della “giustificazione” di chi sfonda la porta invece di fare domanda come la stragrande maggioranza delle persone per bene. C’è chi dice siano 12.000, altri raccontano di 15.000. Un po’ d’ordine su questi dati lo fa Fabio Massa in un interessante pezzo sul Il Foglio. Gli appartamenti vuoti e non ancora affidati a nuovi inquilini sono 4.000 di proprietà MM (quindi del Comune) e 4.500 di proprietà Aler (ossia della Regione). Entrambi i gestori “soffrono” delle medesime difficoltà, dalle occupazioni abusive, alla morosità, agli extracosti per le ristrutturazioni. Aler inoltre è costretta a pagare l’IMU, mentre MM no.
A Milano è dunque prioritario parlare di case, facendolo bene e cercando di trovare soluzioni efficienti ed efficaci perché anche su questo si gioca l’idea della città dei prossimi decenni.
Alla faccia di chi banalizza pensando che basti sfondare una porta…
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