È trascorso un mese dall’attacco iraniano ad Israele. Un evento che è sembrato più una necessità per l’opinione pubblica interna di Teheran, e sciita in generale, che non una vera e propria rappresaglia per l’attacco al consolato iraniano di Damasco (mai rivendicato da Israele).
Dopo un paio di giorni si è saputo che parte dei missili lanciati erano miseramente precipitati per problemi vari senza che avessero raggiunto il suolo israeliano. La domanda da porsi è se fosse solo ferraglia lanciata per distrarre i sistemi difensivi israeliani o fosse quello il reale potenziale missilistico iraniano. Il lancio di un missile richiede una tecnologia avanzata per quanto riguarda i sistemi di navigazione ed eventuali contromisure per eludere i sistemi di sorveglianza; non si tratta di lanciare un razzo a poche decine di metri. Tra l’altro i missili a propellente liquido hanno problemi proprio con il propellente nell’immagazzinamento e pertanto devono essere preparati, una volta tirati fuori dai depositi, prima di essere lanciati.
La coalizione sunnita
La novità più importante in questa vicenda è però l’aiuto fornito a Israele da Arabia Saudita, Giordania e, pare, anche dagli Emirati Arabi. Una sorta di coalizione sunnita andata in soccorso ad Israele contro un nemico comune. L’attacco iraniano oltre ad essere stato un fallimento dal punto di vista militare, ha rappresentato l’uscita dall’isolamento di Israele in cui era caduta per la faccenda di Gaza. È evidente che gli accordi di Abramo non sono stati accantonati e che paesi come l’Arabia Saudita hanno interesse ad una collaborazione con Israele.
D’altro canto non bisogna dimenticare un fattore importante: l’Iran ha chiesto l’utilizzo dello spazio aereo altrui? Evidentemente no ed era naturale che Giordania e Arabia Saudita dovessero reagire.
Ci sarà una reazione israeliana? Sicuramente, ma per il momento non è dato sapere. Potrebbe anche essere un’operazione di intelligence fra qualche mese nel cuore di Teheran, per esempio, per sabotare il piano di armamento nucleare iraniano. In ogni caso è da anni che l’aviazione israeliana si addestra per colpire l’Iran con piani che si aggiornano man mano che si acquisiscono nuove informazioni sulle forze iraniane.
Il dato importante è che Israele non è isolata e che una sorta di coalizione “fantasma” anti-iraniana esiste e per quanto l’Iran abbia sviluppato la sua rete di proxy, come si usa dire oggi, non sembra avere l’appoggio di realtà statuali arabe dotate di eserciti regolari
Conflitti regionali o guerra globale?
Per quanto riguarda i rischi di una terza guerra mondiale, non dimentichiamoci che durante la guerra fredda ci sono stati conflitti importanti come Korea e Vietnam e altri più periferici rispetto all’Occidente e la crisi dei missili a Cuba. In Europa ci siamo illusi che la guerra sia un fatto lontano, ma purtroppo finora è stata una costante nella storia umana e per quanto ci è dato sapere in questo momento, lo sarà anche in futuro. Fintanto che non sarà toccata Taiwan, o meglio che non ci sarà una crisi in Asia, non ci sarà una terza guerra mondiale, ma solo conflitti regionali.
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