Sindaco o sindaca? Assessore o assessora? Consigliere o consigliera? Non pensiamo di certo che sia questo il tema su cui lavorare per raggiungere una concreta parità di genere: il vero femminismo non cambia le vocali nei titoli delle cariche istituzionali, ma impedisce che, in nome di una stereotipata rappresentanza di genere, siano sminuiti i ruoli occupati dalle donne. Una donna può occupare un importante ruolo istituzionale, non perché donna, ma perché competente e con capacità adatte a ricoprire quella carica. È importante a nostro avviso valutare i profili professionali per ogni ambito non a seconda, ma a prescindere dal genere dei candidati. Solo in questo modo si potrà conseguire una vera svolta su questo tema, senza forzature o perbenismi di facciata.
Come raggiungere questa importante consapevolezza? Attraverso l’educazione. Riteniamo infatti, che la cultura sia lo strumento più potente per cambiare questo tipo di mentalità. Ed è proprio attraverso l’educazione al rispetto, soprattutto se dispensata nelle scuole, che non solo si raggiungono in modo concreto le “pari opportunità”, ma si combatte anche una vera e propria piaga drammaticamente attuale: la violenza di genere.
Sebbene l’Italia sia tra gli Stati con meno femminicidi in rapporto alla popolazione, riteniamo inaccettabile che anche una sola donna venga uccisa perché tale. Nessuno dovrebbe avere la presunzione di possedere il diritto di decidere della vita di una donna, così come quella di qualsiasi altro essere umano. Ognuno di noi è padrone di sé stesso e responsabile delle proprie azioni, perché la libertà non è prendere ciò che si vuole, ma rispondere a ciò che non abbiamo deciso.
Se l’educazione è un tassello fondamentale per combattere una cultura sbagliata, attenzione a non cadere nell’eccessivo semplicismo della lotta tra i generi. Il rispetto, così come i meriti, prescindono dal genere e richiamano l’individuo. Sarebbe giusto vedere donne e uomini combattere insieme per lo stesso obiettivo: contrastare quella cultura maschilista che spesso imperversa nella nostra società, ma che per fortuna non la rappresenta nella sua interezza, almeno in Occidente.
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