Il nuovo odio antisemita

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Stiamo assistendo ad un conflitto mediatico violento, ad opera di chi sembra professare la cultura della discriminazione piuttosto che quella della conciliazione. È il chiaro risultato di un populismo al limite dell’esasperazione, derivante dalla mera social-informazione: chi si schiera non lo fa in nome della pace tra i popoli, ma dell’odio di parte. Costituire due Stati separati, Israele e Palestina, sarebbe la soluzione più auspicabile, ma pare non interessi a nessuno: l’opinione pubblica mondiale sembra preferire sempre più un totale abbattimento di Israele, con conseguente eliminazione della cultura ebraica. Lecito quindi chiedersi se sia questa la nuova arma delle “generazioni rivoluzionarie”. È forse questo lo scenario a cui vogliamo assistere?

Navigando sui social network ci si rende conto di come gli ebrei in Italia, come in tutto il mondo, stiano subendo atti di violenza e discriminazione, per la sola condizione soggettiva di essere ebrei. Dalle ultime analisi dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC, emerge infatti come gli episodi violenti siano rapidamente aumentati dal 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas ha dato inizio al conflitto, sino ad oggi.

Le manifestazioni per la pace, soprattutto a Milano, appaiono ormai come proteste contro l’esistenza stessa di Israele, con slogan ben chiari: nella gente alberga un sentimento di odio e repulsione nei confronti di Israele, che si proietta poi sulle persone di fede ebraica. Da sabato 13 aprile, con l’attacco diretto di droni e missili dell’Iran verso Israele, la situazione è andata solo peggiorando. Sul vecchio Twitter, ora “X”, l’hashtag in tendenza mondiale “I stand with Iran”, ha raccolto solo messaggi di esaltazione e di auspicio per la “fine di Israele” e dei suoi cittadini, quasi si fosse persa la reale percezione di quelli che sarebbero gli effetti di una guerra mondiale provocata dall’escalation, ora più imminente e vicina di quello che i tuttologi del web ritenevano possibile. 

Sono messaggi di odio, quelli contro il popolo israeliano, che partono spesso dai più giovani. Atti vandalici o violenti di natura antisemita sono all’ordine del giorno e si registrano su tutto il territorio nazionale: come nel caso della svastica disegnata sul muro della scuola media Saint-Vincent, il 30 marzo scorso, secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa”.

A Milano, nella giornata del 7 aprile 2024, presso la sede della scuola ebraica, due persone sono state aggredite da un passante, che le ha insultate e minacciate, arrivando a sputargli addosso. L’aggressore è stato allontanato dalle forze dell’ordine già presenti sul posto che, tuttavia, non sono state un deterrente sufficiente a prevenire l’episodio di odio antisemita.  Da ultimo sempre a Milano, nella giornata del 17 aprile, è stato arrestato un uomo di origini egiziane, con l’accusa di propaganda e istigazione a delinquere finalizzate all’odio razziale e religioso, con una aggravante: l’uomo, di 29 anni, incitava i suoi followers a ripetere la Shoah. 

Abbiamo citato solo alcuni episodi recenti di antisemitismo avvenuti nel milanese, ma bisognerebbe dare uno sguardo attento agli atenei, anche lombardi, nei quali i gruppi studenteschi manifestano per “boicottare” Israele, chiedendo ai Rettori e ai Senati Accademici di precludere accordi e bandi di collaborazione con le Università israeliane. In una recente intervista al quotidiano “La Stampa”, il Presidente dell’UGEI (Unione Giovani Ebrei D’Italia) Luca Spizzichino, ha espresso un pensiero che dovrebbe far riflettere. Secondo Spizzichino la decisione dei Senati Accademici di alcune Università di non partecipare al bando Maeci (Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele) è finalizzata a demonizzare Israele e al tempo stesso mina il progresso scientifico e culturale dei nostri atenei. Si profila in effetti un attentato alla libertà di scelta e al diritto allo studio di chi, in altre condizioni, avrebbe scelto di formarsi in un’università israeliana. Persone di religione ebraica confessano di avere paura anche solo a frequentare i luoghi pubblici e di non sentirsi più al sicuro nelle Università, che dovrebbero invece incarnare la massima espressione di laicità, tolleranza e confronto democratico come vuole la nostra Costituzione.Le istituzioni pubbliche che parteggiano per una parte a scapito dell’altra dimostrano come il nostro Paese abbia fallito nell’intento democratico. L’effetto di questo odio diffuso e l’incapacità di discernimento rispetto a chi pecca di colpevolezza e chi invece no, potrebbe portare, in un futuro non troppo lontano, a fare i conti con una generazione che pretende rispetto ma non intende affatto ricambiarlo.

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