Qual è la differenza tra la cultura di sinistra e quella di destra? In realtà nessuna, perché la cultura italiana è una cosa sola. Proprio nel tentativo continuo di categorizzare e caratterizzare in modo ideologico la cultura, suddividendo i “buoni” dai “cattivi”, si coglie la presunzione tipica della sinistra contemporanea: una generazione di intellettuali (o presunti tali) arroganti, altezzosi e classisti. Un approccio che sconfessa il carattere stesso della cultura, per sua natura inclusiva, evolutiva e aperta al confronto.
Allora non stupisce se nei discorsi istituzionali agli Stati Generali della cultura nazionale, convocati e organizzati da un intellettuale conservatore come Francesco Giubilei e da un parlamentare conservatore come Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Commissione Cultura della Camera, il più citato sia Antonio Gramsci. Sono proprio Giubilei, Federico Mollicone, presidente FdI della Commissione Cultura della Camera e l’ospite d’onore, il Ministro della Cultura del primo governo di destra-centro della storia repubblicana, Gennaro Sangiuliano, a riportare stralci del pensiero di uno dei maggiori intellettuali di sinistra, dimostrando che l’apertura mentale e la capacità critica sono la vera cifra di un intellettuale.
Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri (…) Cosicché essere colto, essere filosofo lo può chiunque voglia.
Antonio Gramsci
Lo scorso giovedì 6 aprile all’Hotel Quirinale di Roma si è tenuto un evento a suo modo epocale: “Pensare l’immaginario italiano” ha infatti raccolto centinaia di uomini di cultura, giornalisti, scrittori, filosofi, storici, sceneggiatori, artisti. Personalità che fanno riferimento al mondo conservatore e che si sono riunite per dimostrare che la cultura conservatrice in Italia non solo esiste ed è vivace, ma che in buona parte coincide con quella ‘identità nazionale’ che altri vorrebbero gestire e svilire, intrappolandola nei confini liquidi del relativismo, in quelli antistorici della cancel culture, in quelli illusori del pensiero unico e in quelli ipocriti dell’ideologia woke.
“L’immaginario italiano è la rivendicazione della nostra identità, del nostro passato, ma anche la costruzione del futuro – ha detto il Ministro Sangiuliano nel suo efficace intervento – una sorta di DNA della Nazione, noi stiamo costruendo i mattoni dell’immaginario italiano”. Poi l’apertura al dialogo con la sinistra per compiere uno degli intenti programmatici del nuovo Governo: rendere grande la cultura italiana “aprendo uno spazio comune condiviso”. Lo ha seguito in questo proposito l’onorevole Mollicone: “La nostra sarà una rivoluzione dolce, una sintesi e non un’egemonia, facciamo tutti parte della comunità italiana”. Ha chiarito ancor meglio il concetto Francesco Giubilei, Presidente di Nazione Futura e anfitrione della giornata: “L’identità nazionale rischia di perdersi, la cancel culture è un’insidia. Dal Sessantotto in avanti si è affermata l’egemonia culturale del progressismo, per cui occorre salvaguardare questo grande patrimonio di idee e valori che è addirittura antecedente all’Unità d’Italia”. Ecco allora che la soluzione condivisa sono gli Stati Generali e un percorso di riflessione comune: “riunire una serie di personalità, accomunate da un orizzonte valoriale. Da qui parte un percorso che, tuttavia, non avrà come obiettivo quello di imporre una nuova egemonia”.
Un nuovo modo di intendere la collaborazione tra cultura e politica, diverso da quanto sino ad oggi proposto dalla sinistra autoreferenziale, un chiaro messaggio agli italiani: il vento è cambiato, da oggi si lavora per l’Italia, senza preconcetti, senza personalismi, senza gabbie ideologiche, ma rispettando ciò che siamo.
Una Nazione da salvaguardare, un’identità storica e culturale da valorizzare, un futuro solido e brillante da condividere. Perché come diceva Gramsci:
La cultura è organizzazione, disciplina del proprio io interiore; è presa di possesso della propria personalità, e conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti, i propri doveri.
Antonio Gramsci
Lascia un commento